Figlio di Luciano Anceschi, studia Filosofia teoretica con Enzo Paci e Psicologia con Cesare Musatti all’Università Statale di Milano, 1958. A Brera studia Decorazione con Achille Funi, 1958. Tra le sue prime collaborazioni si ricordano quelle con Lucio Fontana, Enrico Baj, Piero Manzoni. Con Davide Boriani, Gianni Colombo, Gabriele Devecchi fonda, nel 1959, il Gruppo T. Il gruppo T sarà protagonista del Movimento internazionale dell’Arte Cinetica e Programmata (con Bruno Munari, Gruppo MID, Gruppo N ecc.), e delle Nouvelles Tendences (con Jacoov Agam, il Groupe de Recherche d’Art Visuel, Bridget Riley, Len Lye, Karl Gerstner, Gerhard Von Grawenitz ecc.), esponendo alla Minami Gallery di Tokyo, alla Biennale di Venezia, al Moma di New York, ecc. Va segnalato che vi è stato un forte ritorno d’interessi per la cultura visiva cinetica. Su consiglio di Gillo Dorfles, Anceschi s’iscrive nel 1962 al dipartimento di Comunicazioni Visive della Hochschule für Gestaltung di Ulm (con Tomás Maldonado, Abraham Moles, Otl Aicher, Gui Bonsiepe, Tomás Gonda, Martin Krampen ecc.). Si laurea nel 1966. Come artista, è stato fra i fondatori del movimento dell’Arte cinetica e programmata (un’arte che negli anni sessanta era già metamorfica, immersiva e interattiva). Come designer ha sviluppato in Italia e all’estero, progetti d’immagine coordinata, d’exhibition design, e alcuni esempi di multimedia, hypermedia e interaction design. E’ stato il primo accademico ad insegnare discipline del progetto di comunicazione nell’università italiana. Come critico, storico e teorico della disciplina del progetto di comunicazione ha pubblicato libri e contributi in Italia e all’estero. A lui si deve l’introduzione nel design discourse di nozioni come “monogramma”, “artefatto comunicativo” (communication artifact), “teoria protetica degli oggetti”, “immagine coordinata hard e soft”, “anafora elettronica”, o come “interfaccia delle città” e “cura delle transizioni”. Lavora al progetto di una revisione della disciplina del design della comunicazione nel senso del passaggio dalla disciplina tattica del progetto di artefatto alla disciplina strategica del “progetto registico” (Theory of staging), poi “registica multimodale”. È interessato in modo particolare alla rinascita degli interessi e degli studi sulla questione della propedeutica del design che coincidono con quelli della fondazione di una teoria della configurazione (Basic design), distinta da quella della raffigurazione o teoria della rappresentazione schematica. Come organizzatore di cultura della grafica, della visibilità e della multimodalità ha partecipato a più di una stagione degli sviluppi della cultura (e della professione) del design della comunicazione in Italia e all’estero.