Sir Ernst Hans Josef Gombrich (Vienna, 30 marzo 1909 – Londra, 3 novembre 2001) è stato uno storico dell’arte austriaco naturalizzato britannico. Gombrich nacque a Vienna da una ricca famiglia ebraica, figlio di Karl Gombrich, avvocato, e Leonia Hock. Aveva due sorelle, Anna e Lisbeth, nota giurista; allievo dello storico dell’arte Julius von Schlosser e di Alois Riegl, terminò i suoi studi con la tesi di laurea su Giulio Romano rielaborata nei due anni successivi e pubblicata con il titolo Zum Werke Giulio Romanos sulla rivista Jahrbuch der kunsthistorischen Sammlungen in Wien. Si avvicinò ad Ernst Kris con cui scrisse un libro sulla caricatura pubblicato a Londra nel 1940, e che lo introdusse allo studio dei problemi di psicologia sperimentale e ai problemi di percezione visiva. A causa del nazismo si rifugiò a Londra, dove iniziò a lavorare nella biblioteca del Warburg Institute, di cui divenne direttore nel 1951 fino al 1976; contemporaneamente, dal 1959 al 1974 insegnò storia dell’arte a Oxford e storia della tradizione classica all’Università di Londra. Venne nominato commendatore dell’ordine dell’Impero britannico nel 1960, cavaliere nel 1972 e insignito dell’ordine al merito nel 1988. Vincitore del premio Balzan nel 1985 per la storia dell’arte occidentale, ottenne riconoscimenti in tutto il mondo, incluso il premio Goethe 1994 e la medaglia d’oro della città di Vienna. Tra i principali contributi dell’opera di Gombrich vi è l’analisi del concetti di tradizione ed imitazione, foriera di implicazioni metodologiche per studiosi di tutte le discipline umanistiche; in numerosi studi, infatti, Gombrich ha messo in luce il ruolo centrale dell’imitazione e della tradizione nella genesi dell’opera d’arte, rifiutando nettamente la concezione, di origine romantica, dell’autonomia espressiva dell’artista. Di grande importanza, inoltre, per la storia dei generi artistici (ma globalmente utile per la critica dei generi), è la disamina compiuta da Gombrich delle categorie di “norma” e “forma”, in particolare nel saggio che dà il titolo al volume Norm and Form (1971). Scrive Gombrich: “discutendo infatti di un’opera d’arte non si può mai completamente disgiungere la descrizione dalla critica. Le perplessità in cui si dibattono gli storici dell’arte nelle loro discussioni sui vari stili e periodi sono dovute appunto a questa mancanza di distinzione tra forma e norma” (Norma e forma, pp. 118–119).