Gianni da poco non è più tra noi, ma il suo costante buon umore, la personale disponibilità che offriva a tutti, li ricordo con particolare intensità: erano esito del coraggio che sapeva infondere con la sua voce, sempre pacata e convincente.
Il suo sorriso contagioso mi ha sempre aiutato, sia nello studio che nel lavoro, a portare a fondo iniziative condivise e a praticare comportamenti che ora, più che mai, sento partecipi di un nostro comune e omogeneo atteggiamento nei confronti del disegno, della rappresentazione, della costruzione e della conservazione delle opere d’arte e d’architettura. Sento ancora la sua voce sostenere con forza, discutendo degli strumenti dei nostri mestieri di architetti e docenti d’architettura, quando gli illustravo l’operato che più mi convinceva: «Si ‒ mi confermava ‒ questa è “musica” per le mie orecchie». Era proprio questa la sua frequente espressione di consenso alle procedure che gli trasmettevo, e si riferiva soprattutto all’abilità nel fare uso del rilievo e della grafica tradizionale nei diversi modi della rappresentazione, contro i crescenti automatismi dell’informatica.
La sua era per me più che un’approvazione: era incoraggiamento e stimolo a proseguire con metodi che ritenevo un onore fossero anche da lui approvati. In più occasioni sentii Gianni particolarmente vicino al mio pensiero e mi avvalsi dell’aiuto della sua stima. I nostri scritti sono stati più volte affiancati e le nostre opinioni spesso condivise, in pubblicazioni nelle quali volentieri lui era intervenuto a sostenere l’insostituibile ruolo del disegno nella documentazione e nella costruzione delle opere di architettura.
Questa convergenza è sempre stata per me di sostegno sia nella progettazione che nel rilievo.
Continuerò ad aver presenti i suoi studi e le sue pubblicazioni nel merito, così come resterà presente la sua figura di compagno, collega e amico il cui ricordo ed esempio anche per le mie orecchie “continuerà ad essere musica”.